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mercoledì, febbraio 08, 2006 - Accadde oggi:

Unione alla prova immigrati

Buon compromesso su ingressi e cittadinanza. Ambiguità sul «superamento» dei centri
da ilmanifesto.it - 2 febbraio 2006 - Cinzia Gubbini - Roma

È iniziato come uno dei tavoli più agguerriti, è finito con una delle elaborazioni più interessanti del programma del centrosinistra. E che questo accada proprio sull'immigrazione, terreno fecondo per le speculazioni elettorali, lascia ben sperare. Ora la domanda è: quanto ci punterà l'Unione? Perché a sfogliare le cinque schede - per una quindicina di pagine - che raccolgono le mediazioni raggiunte al tavolo del programma e successivi aggiustamenti, si incontra qualche ambiguità ma anche parecchie proposte che girano dall'epoca dell'opposizione alle legge Turco-Napolitano. Quella dei centri di permanenza temporanea, del meccanismo dei flussi, e poi della carta di soggiorno basata su criteri abitativi e di reddito e degli scivolosi accordi con i paesi di provenienza. Oppure si potrebbe dire: quella che dimenticò di introdurre il voto amministrativo per i cittadini immigrati e impallinò la riforma della cittadinanza e l'approvazione di una legge sul diritto d'asilo. Oggi su quelle pagine si parte dalla bocciatura senza appello della legge varata dal centrodestra (Bossi-Fini) e se ne promette l'abrogazione. Ma si dice anche che bisogna eliminare la «finzione dell'incontro a distanza tra domanda e offerta di lavoro», che occorre superare la situazione paradossale per cui «è facilissimo passare da una posizione regolare a una irregolare, mentre è praticamente impossibile il percorso inverso». Un attacco frontale alla Bossi-Fini, certo, ma in filigrana anche un ripensamento radicale della legge Turco-Napolitano.

E così il centrosinistra, per chi ha voglia e tempo di leggersi il malloppone, fa sue alcune soluzioni elaborate da chi non si scandalizza per lo smontaggio di un cpt. Si propone di introdurre un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, nonché un meccanismo di regolarizzazione permanente ad personam. E poi si assicura una riforma della cittadinanza in base allo ius soli, l'accesso al diritto al voto amministrativo, e l'appoggio all'introduzione nella Carta europea della «cittadinanza di residenza». La prospettiva è quella di un ribaltamento culturale, che prova a credere alla possibilità di una «società aperta» anche dopo l'11 settembre e mette nero su bianco la promessa di una legge sulla libertà di culto, senza curarsi dei probabili «niet» di Ratzinger. Sui centri di permanenza temporanea, vero tallone d'Achille di ogni possibile intesa a sinistra, ci si accontenta dell'ambigua parola «superamento». Ma a sentire ieri la coordinatrice del tavolo immigrazione - Ida Dentamaro, Udeur - in un incontro indetto dalla campagna «Diritti senza confini», sembrava tutto a posto: «Cambiando le regole per entrare in Italia, la necessità di tenere aperti i centri di permanenza viene semplicemente a cadere».

Ora, è evidente che non è tutto oro quello che luccica, e che la «sintesi» raggiunta porta con sé anche il patrimonio culturale di chi ritiene che non bisogna lasciare alla destra la battaglia sulla legalità e che l'immigrazione va governata dall'alto. I problemi sul tavolo ci sono tutti. Ad esempio: per ottenere questo permesso di soggiorno per ricerca di lavoro a chi dovrà rivolgersi l'aspirante immigrato? Si tratterà di passare per le forche caudine della richiesta del visto? E a che cosa mirano tutti quei riferimenti alla necessità di «apprendere la cultura italiana» e l'«educazione civica»? Sono arrivo gli esami di «italianità»? Per non tornare sui centri di permanenza temporanea e il loro superamento: aperti o chiusi?

Ma la soddisfazione è tangibile in chi si è scornato per settimane al famoso tavolo. Roberta Fantozzi, responsabile immigrazione del Prc, parla di «una mediazione avanzata, che cambia il segno di una prospettiva repressiva e proibizionista». D'altro canto Ali Baba Faye, responsabile immigrazione Ds, si dice soddisfatto perché «sono passate il 90% delle nostre soluzioni, compresa la necessità di rivedere la Turco-Napolitano. E' il prodotto di un pensiero che andato maturando negli anni». Ridurre le espulsioni, legalizzare la presenza degli stranieri, riconoscerli cittadini a partire dal voto. A pensarci bene, sarebbero anche begli slogan per un manifesto elettorale. Ma la domanda è sempre quella: quanto ci punterà l'Unione?