Pareri sulla giornata del cinema
Due resoconti da due punti di vista diversi sulla giornata del cinema del 20 aprile:
La giornata del cinema del 20 aprile è andata molto bene.
Alta presenza di persone e sala quasi piena: secondo il gestore dell’Ariosto circa 240 i presenti.
Pubblico misto: metà stranieri, studenti delle nostre scuole; metà italiani, sia formatori, che persone che ruotano intorno alle scuole, che persone non direttamente legate alle scuole ma che sono state raggiunte dalla pubblicità che è stata data in diversi modi all’evento.
Era quello che ci proponevamo : un’uscita pubblica, di carattere culturale, che non solo permettesse ai nostri studenti di trovarsi insieme, uscendo dai “recinti” dei loro quartieri di residenza, ma anche li facesse sedere fianco a fianco con un pubblico di italiani di diversa età e provenienza.
Sono stati proiettati cinque cortometraggi afriani, tutti molto belli, seguiti con attenzione, interesse, commozione e divertimento dal pubblico.
Buon merito della riuscita dell’iniziativa va al COE, che non si è limitato a procurare i filmati, selezionandoli in accordo con noi nel suo ricco archivio, ma è anche riuscito a coinvolgere nel pomeriggio un regista tunisino Samy Elhaj, che non solo ha presentato uno dei 5 cortometraggi, da lui girato, ma ha condotto e moderato la discussione che ha intervallato le diverse proiezioni. Una discussione molto animata e vivace, che ha dimostrato quanto il cinema possa essere di stimolo al confronto fra persone di diversa cultura.
Si parlava non solo italiano domenica pomeriggio, ma anche arabo, francese, inglese: un incrocio di lingue che corrispondeva alla molteplicità delle etnie e delle culture presenti in sala.
Siamo davvero molto soddisfattti di come è andata la giornata: la scelta di lasciare la casa della pace per cercare una sala cinematografica vera e propria si è rivelata una scommessa vincente; sia perche ha garantito l’alta qualità della proiezione che solo un cinema vero può dare, sia per la capienza, visto che abbiamo praticamente raddoppiato il numero dei partecipanti rispetto allo scorso anno.
(Fabio, della rete ssp)
L’iniziativa ha avuto un buon esito con una grande partecipazione di pubblico sia da parte degli studenti delle scuole sia di giovani e persone esterne. Come Coe siamo riusciti a far intervenire uno dei registi che aveva partecipato con un suo corto al 18° Festival e che parla un ottimo italiano oltre che arabo, francese e inglese. La sua preparazione e la sua competenza ha favorito la partecipazione di quelle persone che in pubblico preferiscono parlare la propria lingua di origine e anche riflettere con persone della stessa cultura di appartenenza su temi e aspetti critici in merito al rapporto tra tradizione e modernità.
La sala del cinema ha garantito per prima cosa le aspettative sull’ affluenza ( il cinema Ariosto ha una disponibilità di 270 posti e domenica abbiamo raggiunto tra i 240 e 250 partecipanti) e poi anche una maggiore qualità della visione per la grandezza dello schermo e la possibilità di agire su più formati ( dal panoramico al cinemascope). Il clima generale è stato di grande soddisfazione. Personalmente mi sono stata avanzate richieste sulla possibilità di recuperare i corti proposti per un uso casalingo, didattico, educativo. E da più parti si è avanzata la possibilità di replicare l’esperienza o comunque di dare una continuità.
Credo che sia per gli studenti e le persone immigrate sia per gli operatori che per tutto il pubblico sia stato importante recuperare attraverso il cinema una dimensione di confronto, scambio e conoscenza. La scelta dei corti spaziava sui temi del rapporto Nord- Sud, infanzia e adolescenza, stereotipi e pregiudizi,ma lo stile prevalente era quello ironico, comico, garbato che stimola la risata e anche l’atteggiamento costruttivo a mettersi in gioco e a cogliere nella complessità le varie sfumature del problema.
La presenza di un regista, giovane e tunisino,ha anche marcato l’importanza del cinema come filtro di una realtà e non come specchio. E questa sottolineatura che potrebbe essere scontata ha invece permesso di rielaborare le dinamiche dello stereotipo e del pregiudizio sia per gli immigrati che per i locali. Il cinema africano non restituisce identità che si credono fisse e immutabili nel tempo anzi più che mai racconta il movimento di vite e di vissuti, grazie ai processi immigratori e grazie anche ai mutamenti che dall’esterno irrompono, costringendo a ripensamenti e a cambiamenti. Necessità che coinvolgono anche noi dell’Occidente.
(Manuela del COE)
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